L’UNESCO crea l’Istituto per le Conoscenze Tradizionali
L’Unesco ha istituito il Traditional Knowledge Institute(Istituto per le Conoscenze Tradizionali) con sede a Firenze, allo scopo di recuperare le basi tecnologiche ed ecologiche delle società passate e riproporle per il futuro.
L’idea è geniale, e non certo frutto di un ipotetico “oscurantismo ambientale” o da una sorta di nostalgia per quando “si stava meglio quando si stava peggio”.
Ma conviene portare un esempio che possa meglio chiarire cosa vuol dire “recuperare la conoscenza del passato”: nell’ambito della riqualificazione energetica degli edifici domestici promossa con la Finanziaria 2007 (e seguenti), il grande pubblico ha preso coscienza dell’efficienza energetica dei sistemi di riscaldamento a pannelli radianti (a pavimento, parete o soffitto): valorizzano al meglio il combustibile, portando a consumarne meno (con buona pace dell’ambiente e del portafoglio).
Si conti però che l’idea non è proprio nuova, nel senso che già la Domus Aurea di Nerone (dell’anno 64 d.C.) aveva tale sistema: certo allora le caldaie a metano non c’erano, per cui una casa doveva necessariamente sfruttare al meglio tutte le opportunità che la limitata tecnologia di allora poteva offrire. Ma le soluzioni così trovate erano sicuramente a basso impatto ambientale, un tema che varrebbe la pena riprendere anche oggi.
Allora la compatibilità ambientale era necessità, dato che “di più non si poteva fare”, mentre oggi dovrebbe essere virtù, a fronte di sistemi tecnici che potrebbero fare ogni cosa ma che dovrebbero essere limitati dati i loro rilevanti consumi energetici (e costi ambientali) ormai non più sostenibili.
Nel campo dell’edilizia moderna, per esempio, spesso si sono realizzate abitazioni caldissime d’estate e freddisime d’inverno, data l’assenza di una qualunque forma di coibentazione efficace: tanto rinfrescarli o scaldarli è semplice (basta dotarsi di impianti), ma costa un sacco di energia, soldi, inquinamento. Ed è una spesa inutile!
Si pensi invece ai sassi di Matera, scavati fin dal Neolitico con un’inclinazione tale da rimanere in ombra d’estate e godere invece di tutto il sole invernale: oppure la le case in legno delle Alpi, che offrono unisolamento termico ottimale esattamente come quelle costruite in Sardegna con mattoni di fango e paglia. I tetti d’erba, che anch’essi assicurano isolamento termico e in più conservano l’umidità, non sono una recente moda ecologista, ma una tradizionale ed antichissima opportunità edilizia.
Venendo al campo agricolo, le tecniche di coltivazione tradizionale hanno consentito di coltivare per millenni i campi anche in luoghi semiaridi, gestendo l’acqua oculatamente attraverso sistemi di canali, tunnel sotterranei e muretti che al giorno d’oggi sono in rovina: oggi al loro posto si usano le più tecnologiche e moderne pompe, che prelevano acqua dalle falde sotterranee spesso in maniera non sostenibile, tanto che queste rischiano di esaurirsi o entrare in sofferenza (il caso dello Yemen è tipico).
In sintesi: laddove in questi anni la tecnologia ha preso il posto della tradizione, il basso impatto ambientale è andato perso in nome di un falso progresso: che certamente permette di realizzare soluzioni efficaci in tempi brevi e con poca fatica.....ma comporta costi energetici ed ambientali non banali.
E allora bisogna fare in modo che la conoscenza tradizionale non si perda, per poterla poi applicare con frutto anche alle attività moderne. Fruendo di tutto lo sviluppo tecnologico che l’uomo ha sviluppato per integrare efficacemente le “storiche” ed eco-compatibili soluzioni.
Il Traditional Knowledge Institute mira a costituire su internet una sorta di banca dati che conservi questi saperi antichi, da applicare al fine di minimizzare l’impatto delle moderne attività umane.
E’ vero che per mettere in pratica questi saperi spesso serve una capacità manuale non banale, tanto lavoro dell’uomo (e poco delle macchine) e tanta pazienza: cioè l’esatto contrario di quanto oggi facciamo, con macchine che svolgono per noi ogni attività in maniera rapida e veloce…….ma con il consumo di enormi quantità di energia (fossile).
E’ utile iniziare a pensare in questa logica “slow”, dato che dovremo necessariamente abituarci a vedere le cose in modo diverso: il futuro si preannuncia a bassa disponibilità di risorse, in primis in campo energetico (vedi le news sul picco di petrolio, quie qui), che comporteranno un necessario “ritorno alle origini”.< Che non vuol dire necessariamente “regresso”, ma solo una nuova forma di sviluppo finalmente compatibile con l'ambiente (e quindi sostenibile nel tempo).
Lo Staff di Rete Clima®