Il dopo Fukushima in Giappone: stop nucleare, avanti rinnovabili e risparmio energetico

Il Primo ministro giapponese Naoto Kan, in una conferenza stampa qualche giorno orsono ha annunciato che le fonti rinnovabili ed il risparmio energetico saranno i cardini della nuova politica energetica del Giappone nel "post-Fukushima".

Infatti, proprio alla luce del disastro nucleare di Fukushima, il governo ha deciso di rinunciare al progetto di aumentare l'impiego dell'energia nucleare (il vecchio progetto prevedeva l'apertura di altri 14 reattori nucleari per aumentare entro il 2030 dal 30 al 50% la percentuale di elettricità prodotta da centrali nucleari) aumentando invece il ruolo delle fonti energie rinnovabili (in precedenza previste al 205).

Per Greenpeace, le parole del Primo Ministro Giapponese “sono un'ulteriore dimostrazione che l'energia nucleare è definitivamente al tramonto”.

A dimostrazione di quanto è distante la nostra cultura  da quella giapponese, il premier asiatico ha deciso di rinunciare al proprio stipendio da premier fino alla conclusione della crisi nucleare di Fukushima, nella quale il Governo ammette di avere una grande responsabilità (come la compagnia elettrica Tepco).

La quale, ironia delle ironie, ha chiesto aiuti economici statali al governo di Tokyo al fine di poter fare fronte ai pesantissimi indennizzi che dovrà versare per risarcire i danni provocati dalla fuoriuscita di radioattività dall'impianto di Fukushima Daiichi.

Secondo quanto comunica il The Daily Yomiuri, la Tepco ha così dovuto accettare le sei condizioni governative poste dallo Stato quale condizione necessaria perché questi potesse assicurare il suo sostegno nel pagamento di ingenti compensazioni economiche per i danni e a favore delle vittime causati dall’incidente nucleare di Fukushima e dalla crisi tuttora in atto.

Tra queste 6 condizioni c’è anche quella che stabilisce che non verrà definito alcun tetto per tali compensazioni e che la società elettrica dovrà accettare un organismo terzo che possa investigare sulla sua situazione finanziaria.

In questo modo, in pratica, la Tepco viene messa sotto tutela statale, con la previsione che il Governo possa presto acquisire parte delle azioni della società (anche in relazione all’incredibile prestito che finora la Tepco ha richiesto alle istituzioni finanziarie e statali, che si aggira intorno ai 35 miliardi di euro, 4.000 miliardi di yen).

In barba a chi dice che il nucleare che costa poco ed è sicuro, e sulle spalle dei contribuenti che davvero si trovano ad essere “cornuti e mazziati”.

Quindi, per concludere: (tanti) soldi dei contribuenti per risarcire altri contribuenti (fortemente danneggiati), la solita vecchia storia di profitto privato e perdite pubbliche.

 

Lo Staff di Rete Clima®