Superare il Pil (Prodotto Interno Lordo), come in Bhutan
Il Bhutan è un piccolo Stato monarchico ed agricolo dell’Asia meridionale, situato all'estremità orientale della catena dell'Himalaya e confinante a sud con l’India e a nord con la Cina.
Quasi facendo proprie le parole di Simon Kuznets, premio Nobel per l'economia che nel 1934 inventò il Pil (Prodotto Interno Lordo) avvertendo però che non era adatto per misurare il benessere della popolazione, qui si sta conducendo un percorso (che ormai non è davvero più considerabile solo come un esperimento) di vero e proprio superamento del Pil.
Il tentativo non è bizzarro o anti moderno, tanto che l'Onu ha recentemente organizzato una tavola rotonda sul tema come già qui anche noi scrivevamo.
E nel corso dell’assemblea è stato fatto specifico riferimento proprio al Bhutan, che ha già sostituito il Pil con il Gnh (Gross national happiness - Felicità nazionale lorda), un indice che misura il livello di benessere e felicità dei cittadini.
Dal 1972 grazie a Jigme Singye Wangchuck, Re del Bhutan allora solo 16enne! (se solo si facesse più riferimento alla capacità di sognare dei giovani!) il Gnh è entrato a far parte delle statistiche ufficiali del Paese, sostituendo definitivamente il Pil nel 2008: che è stato giudicato oggettivamente inadatto a promuovere uno sviluppo sostenibile, che abbia a cuore i bisogni del corpo come quelli della mente.
E quindi questo piccolo Stato (che secondo i dati 2009 del Fondo monetario internazionale avrebbe un Pil tale da posizionarlo solo alla 163esima posizione nella classifica mondiale) ormai da 3 anni utilizza il Gnh come strumento su cui orientare il suo sviluppo socio-economico: sviluppo che è alimentato da una energia elettrica generata per il quasi 100% in maniera sostenibile, da fonte idroelettrica.
Ma che cos’è il Gnh? E’ un indice a sua volta basato su 4 aree quali:
- lo sviluppo sociale equo e sostenibile,
- la sostenibilità ambientale,
- la promozione della cultura e delle relazioni,
- il buon governo.
Queste 4 aree sono state a loro volta suddivise in 72 indicatori), che per la valutazione del benessere includono aspetti sia "oggettivi" che "soggettivi": l'utilizzo del tempo, il benessere psicologico, lo stato di salute, la vitalità della comunità, la varietà culturale e la sua resilienza, il livello d'istruzione, il tenore di vita, il buon governo, e la varietà ambientale con la relativa resilienza.
Il tutto fondato sulla cultura buddista che qui è di casa, e che forse ha permesso questa astrazione dai ritmi del mondo e dai suoi indicatori storici.
Si conti, però, che nel 2008 anche nella moderna Francia il presidente Sarkozy ha promosso l'istituzione di una commissione di ricerca per trovare un'alternativa concreta al Pil.
Tale commissione non è riuscita nell’intento di trovare un nuovo indice sintetico, ma ha prodotto "solo" un insieme di raccomandazioni: che forse è la strada corretta, dato che è sicuramente difficile trovare un numero che da solo possa esprimere il benessere delle persone.
Che comunque è ancora ben diverso dalla “felicità”.
Lo Staff di Rete Clima®