Parco Nazionale del Vesuvio (NA): ripristino delle aree danneggiate dagli incendi
Il Parco Nazionale del Vesuvio è un'area naturale protetta situata nella Provincia di Napoli, noto a tutti per la presenza dell'omonimo vulcano e per la vicinanza con la città di Napoli: si tratta però anche un ecosistema delicato, ulteriormente stressato anche nel recente passato a causa di importanti incendi.
Gli incendi, sviluppati a fine luglio 2017 a partire da ben 24 focolai di innesco, hanno interessato sia le aree forestali più sommitali del vulcano, sia - più marginalmente - aree coltivate.
E' stato accertato che sono stati danneggiati dagli incendi ben 1.600 ettari, interessando il territorio di undici comuni e provocando danni per circa 17 milioni di euro.
Grazie ad una efficace collaborazione con l'Ente Parco Nazionale del Vesuvio ed i Carabinieri per la Tutela della Biodiversità e dei Parchi, Rete Clima propone alle Aziende la possibilità di sostenere le opere di pulizia e ripristino delle aree boschive interessate dagli incendi: tali aree sono situate all'interno della Riserva Forestale di Protezione Tirone Alto Vesuvio.
La Riserva, istituita dal 1995 e totalmente inserita nel Parco Nazionale del Vesuvio, si estende su una superficie di circa 1.019 ha occupando la maggior parte dei versanti del complesso vulcanico del Vesuvio, con altitudine compresa tra i 250 e 1.281 m s.l.m. (l'altitudine massima del Monte Vesuvio).
Data la sua natura vulcanica, il territorio presenta tutti gli stadi di sviluppo del paesaggio vegetale con prevalente presenza di Pineta mista, costituita principalmente da Pino domestico (Pinus pinea), Pino marittimo (Pinus pinaster) e da sporadiche presenze di Pino nero (Pinus nigra).
Le altre specie sono costituite da Leccio (Quercus ilex), Roverella (Quercus pubescens), Quercia da sughero (Quercus suber), Ontano cordato (Alnus cordata), Castagno (Castanea sativa), Betulla (Betulla pendula): a livello di specie invasive sono da segnalare la Robinia (Robinia pseudoacacia) e, in misura molto minore, l'Ailanto (Ailanthus altissima).
In alcuni punti la vegetazione arborea si presenta più rada a causa di incendi o della natura dei suoli: qui si affermano gli arbusti ed in particolare la Ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), la ginestra odorosa (Spartium junceum) e la ginestra dell'Etna (Genista aetnensis) introdotta sul Vesuvio dopo l'eruzione del 1906.
Il progetto di ripristino forestale delle aree incendiate prevede il sostegno delle Aziende alle seguenti azioni:
- abbattimento degli alberi "morti in piedi" (necromassa), con loro segagione e cippatura in posto;
- rimozione degli alberi schiantati a terra (necromassa), con loro segagione e cippatura in posto;
- pulizia del soprassuolo, con rimozione della necromassa a terra, sua segagione e cippatura in posto.
La produzione del cippato è molto importante ai fini di impieghi in loco, in particolare nella copertura del piede degli alberi che vengono successivamente piantati dentro ad un diverso progetto di riforestazione altrettanto sostenuto da Aziende: tale progetto di riforestazione è pensato per la ricostruzione dell’habitat originario e per il recupero della diversità di specie arboree.
In particolare, il progetto è stato pensato con utilizzo della tecnica della selvicoltura a macchie, provvedendo cioè alla piantagione di piccoli nuclei di alberi autoctoni che ricolonizzeranno il territorio accelerando la successione forestale.
Questo progetto di gestione e riqualificazione territoriale rientra all'interno di Foresta Italia, la Campagna di forestazione nazionale di Rete Clima promossa in partnership con Coldiretti nazionale e PEFC Italia:
Questo progetto contribuisce al raggiungimento dei seguenti obiettivi SGD 2030: