Report “Redrawing the Energy-Climate Map” dell’IEA: disastro climatico alle porte
Dalla Cop 18 del dicembre 2012 a Doha, è emerso un sostanziale rinvio nella codifica ed attuazione degli obiettivi di politica climatica per contrastare il climate change: entro il 2015 dovranno essere definiti gli obiettivi di tutela climatica, da attuare poi da parte degli Stati che aderiranno al nuovo accordo solo a partire dal 2020, nell'ambito dell'evoluzione del Protocollo di Kyoto.
Si tratta di un approccio che non tiene conto della necessità di una urgente azione di mitigazione climatica, ulteriormente ribadite dall’ultimo report dell’IEA (International Energy Agency) “Redrawing the Energy-Climate Map”, secondo cui il livello attuale di emissioni (in crescita) potrebbe portare ad un aumento della temperatura media globale compreso tra i +3,6 ° C ed i +5,3 ° C.
Serve quindi una azione immediata, considerando che aspettare il 2020 per l’avvio di azioni di mitigazione climatica porterà a spendere somme economiche superiori rispetto a quelle necessarie nel caso di una azione immediata: attuare azioni di riduzione emissiva entro il 2020 porterà alla possibilità di restare sotto ai 2 °C con un investimento intorno ai 1.500 miliardi di dollari, mentre aspettando il 2020 si dovranno spendere oltre 5.000 miliardi.
La logica è sempre quella: più tempo si aspetta e più saranno alti i costi da sostenere.
Si noti che secondo il nuovo rapporto il “Global Assessment Report on Disaster Risk Reduction” (Gar13), dell'Unisdr (United Nations International Strategy for Disaster Reduction), recentemente presentato a New York: "Dall'inizio del XXI secolo, l'economia mondiale ha subito perdite per 2.500 miliardi di dollari a causa delle catastrofi naturali": il costo degli investimenti per la prevenzione climatica (una tantum) rischiano quindi di essere inferiori rispetto ai costi (peraltro permanenti) legati ai danni climatici, in crescita prospettica (con il prospettico acuirsi degli effetti dei fenomeni meteoclimatici estremi collegati al climate change).
Quali le strategie per la mitigazione climatica proposte nel report?
Come ben evidenziabile nel grafico a seguire:
• promozione dell’efficienza energetica (da cui deriverebbe il 49% dei risparmi emissivi complessivi);
• limitazione all’uso del carbone per la mitigazione elettrica (21%);
• limitazione alle emissioni di metano durante la filiera di estrazione di petrolio e di gas naturale (18%);
• limitazione dei sussidi economici alle fonti energetiche fossili (12%).
Maria Van der Hoeven (Direttore esecutivo della IEA): "Il cambiamento climatico è francamente scivolato al secondo piano di priorità politiche. Ma il problema non sta scomparendo, al contrario".
Considerando che il settore energetico è attualmente responsabile di circa i tre quarti delle emissioni mondiali di gas ad effetto serra, per Van der Hoeven: "Questo rapporto dimostra che la strada che stiamo percorrendo attualmente è probabile provochi un aumento di temperatura compreso tra 3,6 ° C e 5,3 ° C ma ipotizza anche che molto di più si potrebbe fare per contrastare le emissioni del settore energetico senza compromettere la crescita economica, una preoccupazione importante per molti governi".
Ma quali sono i dati emissivi? Secondo il report, nel 2012 si è registrato un aumento delle emissioni climalteranti dell'1,4%, che ha portato il livello di emissioni annuali globali al valore complessivo di 31,6 GtCO2eq (miliardi di tonnellate di CO2 equivalente).
Si ricorda che nel maggio 2013 la concentrazione della CO2 atmosferica ha superato le 400 parti per milione, un valore di concentrazione che ritorna ad essere presente in atmosfera dopo centinaia di millenni (per la gioia dei negazionisti climatici, che colgono l’occasione per l’ennesima irragionevole negazione circa la correlazione causa-effetto tra le attività umane ed il climate change).
Ma qual è il maggiore contributo emissivo? Il trend degli ultimi anni mostra che il contributo primario alle attuali emissioni è dato dai PVS (Paesi non OCSE): se all’anno 2000 il loro “peso emissivo” valeva il 45% rispetto al totale dei gas serra emessi a livello globale, ad oggi il loro contributo è salito al 60% del valore emissivo totale.
Concludendo: nell’ambito delle 4 aree di intervento ipotizzate dalla IEA, già sopra citate e rappresentate nel primo grafico, segnaliamo in particolare la strada della promozione dell'efficienza degli edifici residenziali e terziari, con introduzione di standard di prestazione energetica per illuminazione, riscaldamento e condizionamento……..i quali richiederebbero investimenti ampiamente ripagati dai risparmi.
Segnaliamo altresì il suggerimento della IEA di accelerare la riduzione/eliminazione dei sussidi ed incentivi alle fonti energetiche fossili: si ricorda che nel 2011 i sussidi alle fonti fossili ammontavano a 523 miliardi di dollari, circa sei volte tanto la quota di incentivazione a favore delle energie rinnovabili.
Si noti che attualmente, il 15% delle emissioni mondiali di CO2 riceve un incentivo di 110 dollari per tonnellata (in forma di sussidi economici a quelle fonti energetiche fossili da cui derivano le emissioni climalteranti), a fronte di un prezzo sulla CO2 che riguarda solo l’8% delle emissioni climalteranti.
Lo Staff di Rete Clima®
Clicca qui per scaricare il report IEA – “Redrawing the Energy-Climate Map” (in inglese)
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