Rischi idrogeologici e cattiva gestione del territorio: l’emergenza è servita (alla luce del cambiamento climatico)

Quando su un territorio in “dissesto idrogeologico” viene operato un vero e proprio assedio di opere umane (spesso condonate o comunque autorizzate anche in aree a rischio anche in virtù dei piani casa regionali) e quando manca la gestione e la manutenzione del territorio medesimo si possono originare problematiche enormi come quelle di questi giorni in Liguria: se poi su questa condizione di non gestione si innestano dinamiche meteorologiche atipiche ed intense, il mix è completo ed esplosivo.

Con morti, dispersi e danni, a carico della collettività che si trova a pagare danni per una somma superiore a quella che sarebbe stata necessaria per una buona gestione preventiva del territorio.

Secondo i dati del CNR-IRPI (Istituto di ricerca e protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche), fra il 1960 e il 2010 le inondazioni ed alluvioni hanno causato in Italia 715 morti, 69 dispersi, 909 feriti.

Ecco il commento di qualche giorno fa di WWF Italia, alla recente e grave emergenza in Liguria e Toscana collegata al maltempo (e che segue di qualche giorno quella capitata in Lazio e Campania), che ha provocato morti e dispersi: "Una tragedia annunciata dall’assenza di un presidio sul territorio in grado di prevenire i disastri ambientali del dissesto idrogeologico ed evitare una nuova conta delle vittime. Un prezzo che ancora una volta i cittadini scontano sulla propria pelle perché alla cementificazione selvaggia, che passa "inosservata" ai controlli degli enti locali e delle Autorità competenti e che viene puntualmente graziata dai condoni dei Governi, si aggiunge la ‘colata’ di interventi edilizi autorizzati in aree a rischio che invece andrebbero liberate con i dovuti abbattimenti". (…) "A causa di questo vuoto di pianificazione dall’estate 2010 alla primavera 2011 ben 13 regioni italiane hanno chiesto lo stato di calamità naturale per dissesto idrogeologico".

E’ proprio sui fiumi, in particolare, dove si agisce e pianifica con meno coscienza pianificatoria e visione d’insieme, restringendo le aree di esondazione naturale e canalizzando i fiumi, contribuendo così ad aumentare il rischio di alluvioni a valle.

Ancora il WWF Italia, nel comunicato di qualche giorno orsono: "Quello a cui stiamo assistendo in queste ore in Liguria e nel resto del Nord Italia è un nuovo dramma ecologico ed umano, che replica quanto successo appena qualche giorno fa in Campania e nel Lazio. La Liguria, in particolare, rappresenta un caso esemplare della miopia istituzionale sull'attività di prevenzione e tutela del territorio. Proprio qualche mese fa, infatti, la Regione Liguria ha approvato un provvedimento (Regolamento regionale n.3/2011, pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Liguria del 20 luglio 2011) che ha ridotto da 10 a 3 metri le distanze minime di edificazione vicino ai corsi d'acqua".

Vincenzo Ferrara, climatologo italiano in una intervista di qualche tempo fa: "Fenomeni del genere saranno sempre più frequenti e il rischio deve essere ricalcolato di conseguenza. Quando si fa pianificazione del territorio o si progettano infrastrutture, come le strade, che dureranno decenni, si dovrebbe già ragionare tenendo conto di come il clima sta cambiando e come sarà negli anni a venire. Invece questo non si fa: si continua a guardare al passato. E' come guidare guardando solo lo specchietto retrovisore".

Vittorio Cogliati Dezza (Presidente nazionale di Legambiente):  “Le recenti e drammatiche vicende legate al maltempo e al dissesto idrogeologico impongono una seria riflessione rispetto alle azioni concrete da intraprendere per dare risposte efficaci alla cittadinanza ma anche una netta inversione di tendenza rispetto ai tagli sulle politiche ambientali e alla difesa del suolo”. (…) “La sconsiderata gestione della sicurezza idrogeologica  continua a farsi dettare le priorità dall'industria dell'emergenza, con il risultato di costi insostenibili per le popolazioni, senza ottenere alcun risparmio per le casse pubbliche, che dovendo risanare spendono molto più di quanto avrebbero speso se avessero prevenuto".

Il tutto alla luce dei cambiamenti climatici, che renderanno ancora più rischiose le situazioni nazionali già a rischio idrogeologico. Amplificando anche il rischio franoso.

 

Lo Staff di Rete Clima®