Le buone pratiche della filiera agroalimentare italiana: un confronto tra le Aziende
Il Salone CSR - Sostenibilità e Innovazione Sociale, il principale evento nazionale relativo alla sostenibilità d’impresa che si svolge tutti gli anni a inizio ottobre a Milano, anche quest’anno si è confermato luogo di incontro e di confronto sui principali temi legati alla responsabilità d’impresa e allo sviluppo sostenibile.
Nell’ambito di questa edizione 2022 del Salone, ormai giunto alla sua decima edizione, abbiamo il piacere di segnalare il tavolo di discussione "Focus sulla filiera del settore agroalimentare", svolto a Milano lo scorso 5 ottobre alla presenza di numerose e importanti aziende del settore agrifood, con il coordinamento di Paolo Viganò Fondatore e CSR Manager di Rete Clima.
I partecipanti al tavolo sono stati:
- Chiara Coricelli, AD, Pietro Coricelli
- Ugo Peruch, Agricultural Supply Senior Advisor, Mutti
- Alessio Bruschetta, AD, Eridania Italia
- Wanda Hager, Board Member and Managing Director Agriculture & Procurement, Loacker
- Matteo Gori, Global Marketing Director, Pesto Barilla
In questa sede ai Relatori è stato chiesto di fornire il loro punto di vista su come sia possibile coniugare gli obiettivi di crescita economica in un’ottica di sviluppo sociale e di tutela ambientale, condividendo qualche esempio concreto e qualche buona pratica su come queste logiche siano state implementate in azienda.
Con un occhio alle "Connessioni sostenibili" lungo le filiera, il macrotema del Salone CSR 2022.
Il risultato di questo confronto è stato un "viaggio" davvero interessante dentro le filiere agroalimentari italiane, che ha portato ad apprezzarne i valori e a scoprirne le prospettive di sviluppo.
Uno degli aspetti che è emerso con maggior chiarezza, che è sembrato essere un filo conduttore comune tra i relatori, è che il successo delle aziende e dei prodotti si basa sulla qualità delle relazioni tra i vari attori della catena del valore.
Qualità quindi non solo da intendersi come ricerca di eccellenza dei prodotti e delle materie prime, ma vissuta come strategia di autenticità e di concreta partecipazione.
Al servizio di un consumatore più attento e consapevole
Un tema trasversale tra le aziende è stato il considerare che, se da un lato è vero che la sostenibilità nelle politiche di approvvigionamento è un fattore di successo, è altrettanto vero che la comunicazione della sostenibilità verso i consumatori è un altro importante aspetto per consolidare la reputazione, il posizionamento aziendale e la fiducia nel prodotto.
In parte questa necessità è dettata da consumatori sempre più attenti e consapevoli, ragione per cui diventa quindi fondamentale associare alle scelte sostenibili una informazione completa e trasparente: d’altra parte questa scelta è anche un modo per assicurare competitività e redditività in un contesto sempre più globalizzato e in costante evoluzione.
Sistemi di etichettatura affidabile e denominazioni d'origine sono alcuni degli strumenti utilizzati per comunicare le caratteristiche del prodotto e le modalità di produzione agli acquirenti-consumatori.
Mutti: materie prime italiane e di eccellenza, correttamente remunerate ai produttori
Qualità intesa anche come impegno nell’attivare processi di integrazione delle componenti sociale ed etica, attraverso una stretta collaborazione con le parti interessate, in particolar modo con i propri fornitori.
Un importante esempio è arrivato dalle parole di Ugo Peruch (Mutti), che descrive come l’azienda fin dalle sue origini abbia deciso di puntare sull’eccellenza delle materie prime, di provenienza esclusivamente italiana.
La scelta storica dell’Azienda è stata infatti quella di astenersi da politiche al ribasso, evitando cioè di trattare il pomodoro come commodity ma decidendo invece di puntare con convinzione sul mercato delle specialties: dove, al contrario, la qualità viene premiata in fase di acquisto e il valore generato viene ridistribuito lungo la filiera con un premium price rispetto al prezzo prevalente sul mercato. Peruch precisa che “Mutti riconosce ai propri fornitori un prezzo mediamente il 13% più alto rispetto ai concorrenti”, una forma interessante di condivisione del valore aggiunto.
A questo approccio sostenibile si abbina una propensione nel creare legami diretti e personali con gli agricoltori, come se entrassero a far parte di una grande famiglia.
In questo ambito un’altra azione concreta di valorizzazione del territorio e delle persone coinvolte nella fase di coltivazione è la creazione del premio “Pomodorino d’Oro”, un riconoscimento (a cui corrisponde anche una quota economica) che da oltre vent'anni viene assegnato annualmente ai migliori agricoltori per la qualità del pomodoro coltivato e conferito all’azienda.
Loacker: sviluppo delle filiere in cui è presente l'Azienda
Dello stesso avviso è anche Wanda Hager (Loacker), che opera dentro un’Azienda che ha scelto di adottare un approccio “più che buono”: un approccio di qualità che, oltre a garantire gusto e “valore” ai propri prodotti, si propone di stimolare lo sviluppo delle filiere in cui Loacker è presente. Uno strumento in questa direzione è, per esempio, la sottoscrizione di contratti di approvvigionamento di lungo periodo, a volte anche per periodi fino a 25 anni, in modo da assicurare continuità commerciale agli agricoltori ed incoraggiarne gli investimenti in campo agricolo e produttivo.
Nei Paesi di origine del cacao e della vaniglia, più precisamente Costa d’Avorio, Ecuador e Madagascar, vengono anche attivati progetti sociali come l’organizzazione di corsi di formazione per sensibilizzare le comunità contro il problema della deforestazione o altri progetti volti a sostenere le comunità rurali con azioni concrete, come la costruzione di scuole o la fornitura di fornelli alimentati a energia solare per migliorare le condizioni di vita delle famiglie e ridurre il prelievo di biomassa dalle foreste.
Pietro Coricelli: trasparenza e sostenibilità grazie alla blockchain
A tal proposito è stata utile la testimonianza di Chiara Coricelli, AD di Pietro Coricelli, che segnala di aver iniziato nel 2019 un percorso di trasparenza e sostenibilità con la nascita dei primi prodotti tracciati di filiera “Casa Coricelli”, una linea che racconta il viaggio dell’olio Coricelli dal campo in cui vengono raccolte le olive fino allo scaffale.
Ma l’azienda è andata oltre puntando sulla tecnologia blockchain per tracciare il proprio olio extra vergine di oliva, scegliendo il prodotto più venduto sugli scaffali della GDO, così da offrire al consumatore maggiore trasparenza e sicurezza sulla propria filiera. Oltre che, al tempo stesso, invogliarli a scoprire e testare le nuove varietà di olio.
Tramite il codice apposto sulla bottiglia, infatti, si può accedere a numerosi contenuti digitali e non modificabili relativi al prodotto, come per esempio i risultati di analisi e test: l’obiettivo è quello di creare una vera e propria “cultura di prodotto” con l’ambizione di sensibilizzare i consumatori e indirizzarli verso scelte più consapevoli e sostenibili.
Pesto Barilla: basilico sostenibile e certificato
Un’altra esperienza legata alla comunicazione delle proprie scelte sostenibili arriva da Pesto Barilla, come raccontato dal suo responsabile marketing globale Matteo Gori che, in ottica di miglioramento continuo e garanzia degli standard connessi alla sostenibilità, ha scelto di adottare la certificazione ISCC PLUS (International Sustainability and Carbon Certification) inserendo nei propri prodotti il claim "Basilico da agricoltura sostenibile".
Questa certificazione porta con sé una serie di garanzie e prerequisiti quali controlli, accordi di filiera e buone pratiche agricole.
Oltre all’adozione di tale certificazione, l’azienda si è spinta ancora più in là per prendersi cura del proprio basilico, dei campi e delle persone da cui è coltivato, creando un disciplinare denominato “Carta del Basilico” che racconta la storia del percorso di sostenibilità iniziato da Pesto Barilla e che include un insieme di regole e raccomandazioni agronomiche e di relazione con i fornitori.
Tra i princìpi cardine della Carta del Basilico troviamo i legami pluriennali di Barilla con i propri basilicoltori che garantiscono da un lato una produzione continuativa e di qualità, dall’altro un sostegno concreto ai coltivatori. In questo modo si mira a favorire lo sviluppo di buone pratiche colturali, che diventano patrimonio agronomico comune sui vari territori locali parmensi, dove avviene la coltivazione della totalità del basilico destinato al prodotto finale.
Eridania: un packaging che racconta la sostenibilità dell'Azienda
Altro contributo importante è quello che arriva da Alessio Bruschetta, AD di Eridania, Azienda che ha deciso di parlare direttamente alle persone con un nuovo packaging “parlante”, capace di dimostrare l’impegno concreto per contenere l’impatto sull’ambiente di quei processi produttivi che portano lo zucchero dal campo alle nostre tavole. Quello che è viene messo in evidenza è il risparmio in termini di emissioni di CO2, acqua ed energia utilizzata, per un minore impatto sul Pianeta e sulle sue risorse.
Le nuove confezioni riportano i numeri della sostenibilità Eridania, frutto anche dell’analisi approfondita che ha condotto alla certificazione EPD (dichiarazione ambientale di prodotto), uno strumento che descrive in maniera oggettiva e trasparente gli impatti ambientali legati alla produzione di una determinata quantità di prodotto.
Tra i risultati più apprezzabili: la considerevole riduzione delle emissioni di CO2 (-35% negli ultimi 7 anni); il risparmio, ogni anno, di una enorme quantità d’acqua, ovvero l’equivalente di 500 piscine olimpioniche; l’utilizzo del 100% di energia proveniente da fonti rinnovabili per il confezionamento dello zucchero.
Una testimonianza che “sa di futuro”
Tutti questi spunti e buone pratiche confermano come le imprese italiane abbiano effettivamente interiorizzato il concetto di responsabilità sociale, gestendo in modo efficiente le risorse a disposizione, applicando in maniera sistemica i principi della sostenibilità nelle relazioni con i propri fornitori, proponendo un approccio inclusivo e trasparente nei confronti dei consumatori, puntando a soluzioni innovative volte alla sostenibilità dei propri prodotti, promuovendo la cultura della sostenibilità nei modelli di governance d’impresa.
Una serie di scelte motivate non solo da un approccio etico, quanto da una logica prettamente operativa e di “successo produttivo”, in cui vince sul mercato la qualità del prodotto, della sua filiera, delle relazioni, della cura del territorio e della produzione.
Ci troviamo in un contesto ambientale dove alle aziende è oggi affidato il compito di agire in una prospettiva di lungo periodo, essendo in grado di orientare i modelli economici e le scelte comportamentali dei consumatori verso i principi della sostenibilità: le esperienze che abbiamo qui narrato vanno esattamente in questa direzione, siamo orgogliosi di avere potuto prendere parte ad un tavolo di lavoro tanto significativo ed importante.
Grazie a tutti gli ospiti, una testimonianza che “sa di futuro”, pur ponendo le proprie radici in processi ormai radicati da molti anni di esperienza e di azione sostenibile.
Staff di Rete Clima
Ph credits @carloamerino.photography