Delocalizzazione di emissioni climalteranti
Uno studio pubblicato a inizio Marzo negli Stati Uniti sul bollettino del Pnas (Proceedings of the National Academies of Science) afferma che una buona parte delle emissioni di gas serra legate alla produzione di beni e servizi consumati nei Paesi occidentali sono localizzate al di fuori dei loro confini. (download dello studio al termine dell'articolo)
Applicando una logica di filiera (di produzione di beni mossa da una domanda da parte dei Paesi ricchi), in realtà emissioni dei Paesi occidentali sono del 10-50% superiori a quelle ufficialmente conteggiate: si tratta di una sorta di delocalizzazione delle emissioni climalteranti verso i Paesi in via di sviluppo (PVS) e –primariamente- verso la Cina, dove vengono realizzati quei prodotti di cui l’Occidente è la domanda economica, la causa della loro stessa produzione.
Dice Ken Caldeira (co-autore dello studio): "Invece di guardare le emissioni di biossido di carbonio solo in termini di ciò che è emesso all'interno dei nostri confini, abbiamo anche esaminato la quantità di anidride carbonica rilasciata durante la produzione delle cose che consumiamo.
Parlando di numeri concreti, lo studio mostra come gli USA abbiano delocalizzato circa l’11% delle loro emissioni di gas serra, mentre l’Europa abbia effettivamente livelli emissivi di gas serra superiori dal 20 al 50% rispetto alla propria contabilità ufficiale: secondo lo studio il limite superiore di questo range è la Svizzera, la quale terzializza circa la metà delle emissioni serra legate ai propri consumi verso quei PVS produttori dei beni consumati nel Paese delle Banche e del cioccolato.
Lo studio mostra che, a livello procapite, circa 2,5 ton di CO2 sono consumate negli USA ma sono prodotte altrove: per l’Europa si parla di oltre 4 ton CO2/persona delocalizzate verso PVS e Cina.
I calcoli presentati in questo rapporto sono stati realizzati da due studiosi della Stanford University, Steven Davis e Ken Caldeira, che hanno rifatto i calcoli delle emissioni planetarie di anidride carbonica (normalmente contabilizzate secondo il luogo fisico di emissione), riclassificandole per luogo di domanda economica e tenendo conto dei flussi mondiali di materie prime e di beni.
La base sono dati economici fino al 2004, e che quindi non tengono quindi conto dei cambiamenti legati alla successiva crisi economica.
Quindi, in sintesi: a livello planetario circa un quarto delle emissioni planetarie di CO2 è legato alla produzione di beni destinati all’esportazione verso altri Paesi (occidentali).
Tali emissioni vengono conteggiate a carico dei Paesi produttori, innanzitutto la Cina, ma in realtà sarebbero da attribuire ai Paesi consumatori. In virtù della contabilizzazione delle emissioni di gas serra sulla base del luogo fisico di loro emissione, è come se i Paesi Occidentali avessero trasferito parte delle proprie emissioni oltre i propri confini, accollandole formalmente ad altri.
Dice Steven Davis: "E' proprio come l'elettricità che si usa in casa, per la quale le emissioni di CO2 sono prodotte da una centrale elettrica a carbone che fisicamente brucia da qualche altra parte. In particolare abbiamo riscontrato che i prodotti importati dai paesi sviluppati dell'Europa occidentale, il Giappone e gli Stati Uniti, causa notevoli emissioni in altri paesi, in particolare in Cina" (...) "Il rovescio della medaglia è proprio che quasi un quarto delle emissioni prodotte in Cina sono in ultima analisi, esportate".
Da questi dati emerge la necessità di un sistema di controllo globale delle emissioni, che attribuisca l’emissione climalterante al Paese che ne è la reale “causa economica”, e quindi direttamente responsabile: è quindi necessario risalire lungo la filiera di produzione, attribuendo alla domanda economica dei beni/servizi quelle emissioni attualmente classificate come “emissioni indirette” o “emissioni ombra”.
Dice Davis: "Quando le emissioni di CO2 si verificano non importa il sistema climatico. La politica efficace deve avere una portata globale. E' fondamentale, nel calcolo delle emissioni, assegnare una parte della responsabilità delle emissioni ai consumatori finali che altrove utilizzano un bene"
Si noti che il presente studio segue ad uno studio similare realizzato dai medesimi autori nel Marzo 2008: maggiori riferimenti al link qui riportato.
PV per Rete Clima